domenica 8 marzo 2009

Il cinema secondo Vic: Parte 2


Reservation Road di Terry George con Joaquin Phoenix, Mark Ruffalo, Jennifer Connelly, Mira Sorvino, Elle Fanning


Sinceramente questo è uno di quei film che normalmente evito come la peste. Il punto non è tanto nella qualità della pellicola, ma nel gigantesco tema di fondo che è comune a circa mille miliardi di altri film: il drammone familiare.

Insomma, guardate la locandina qui a sinistra. Quattro tizi. Due donne, due uomini (già si intuisce che sono due coppie). Nessuno sorride manco per sbaglio.
Secondo voi può essere un film che sprizza allegria da tutti i pori? NEIN!
Secondo voi Joaquin Phoenix rinverdirà i fasti di Commodo, ovvero l'imperatore romano FROM HELL del film in cui Russel Crowe appare sudicio per tutti i suoi 155 minuti e scenderà nell'arena a duellare con Mark Ruffalo? NON!
Secondo voi ci saranno inseguimenti, lapidarie frasi sussurate con la mascella contratta e il fucile a pompa in mano, ammazzamenti e torture fantasiose e nudi gratuiti? NEJ!
E allora che lo vedo a fare???

Boh!

Il fatto è che, per quanto la trama del film possa essere semplicemente espressa con la frase " eppure erano una famiglia felice", per quanto si capisca sin da subito che si tratterà di un film girato per far versare lacrimoni alle donnicciuole, per quanto il fruitore medio di film-cazzate come me sia fermamente convinto che tali film siano il male puro, non ho resistito all'impulso di vedermelo...leggasi: "non avevo un cazzo da fare".

Dunque.
Eppure erano una famiglia felice.

Qui, a dire la verità, le famiglie sono due e solo una è felice...ma non temete, lo sarà ancora per poco.
Famiglia numero 1: quella di Joaquin Phoenix. Lui, lei (Jennifer Connelly), lei piccola (Elle Fanning) e lui piccolo (non vive abbastanza a lungo da essere inserito nei credit del film). E' il saggio di musica del piccolo morituro e l'allegra famigliola si riunisce, ride, scherza, il bimbo lancia i sassolini sull'acqua con Commodo e così via.
Famiglia numero 2: quella di Mark Ruffalo. Lui porta il figlio a vedere la partita dei Red Sox. Gli suona il cellulare e la moglie (perché ancora non sappiamo che sono separati) lo cazzia allegramente perché è tardi e il figlio ancora non è tornato a casa.
Famiglia numero 1: si mettono in viaggio con l'auto. Elle Fanning e il cadavere che cammina hanno catturato delle lucciole e le tengono in un barattolo.
Famiglia numero 2: Ruffalo e il figlio escono dal parcheggio. E' così tardi che potrebbe essere presto e il paparino ha premura di tornare a casa. Lucas, il figlioletto, si toglie la cintura(mah...) per accendere la radio e sentire le notizie sportive. Sì, nel caso ve lo stiate chiedendo, avevo puntato i miei soldi su di lui, ma come vi ho già spifferato, a morire sarà il figlio di Phoenix.
Famiglia numero 1: si fermano ad un'area di servizio. La vittima designata se ne va al bordo della strada per liberare le lucciole che aveva chiuso nel barattolo.
Famiglia numero 2: Ruffalo arriva sparato con il suo SUV. Gli suona il cellulare e per non infastidire ulteriormente la mogliettina rompicazzo si affretta a rispondere, ma a causa della disattenzione sbanda e investe finalmente il ragazzino con il bersaglio sul petto.

"E signore e signori, Ruffalo The Buffalo si porta in vetta alla classifica! E che colpo! Un bambino sotto i 12 anni vale ben 70 punti! Che grande corsa!"

Se fosse stato "Anno 2000: La corsa della morte", una voce da un altoparlante avrebbe commentato così.
Nel film invece, si da il via ad un girotondo di sentimenti contrastanti.
Ruffalo scappa subito via dal luogo dell'incidente, per paura che un eventuale processo possa portargli via la possibilità di vedere il figlio. Ma in fin dei conti, non è un bastardo quindi il senso di colpa lo affligge terribilmente, insieme alla paura di essere scoperto.
Phoenix all'inizio cerca di rimettere insieme i cocci e continuare a vivere la propria vita, ma il suo attegiamento cambia quando scopre che in realtà, per casi del genere, vengono effettuati pochissimi arresti. La moglie, Jennifer Connelly, dapprima appare distrutta dal dolore e dopo cerca di farsi forza per non rovinare la vita all'altra figlia.
Un punto di forza del film sono proprio i cambiamenti che avvengono all'interno dei personaggi, che appaiono eternamente combattuti.
Il tutto è reso magnificamente da Joaquin Phoenix e Jennifer Connelly, che sfoderano due ottime interpretazioni. Un po' di meno Ruffalo, il quale,per colpa del personaggio, preda del senso di colpa e della paura, è costretto a recitare come uno che stia perennemente sul punto di cacarsi addosso:


La vedete quella faccia? Ruffalo tiene questa faccia per tutta la durata del film. Si potrebbe chiamare la "tecnica Sylvester Stallone".

Una delle note dolenti è l'interminabile serie di coincidenze che ci sono in questo film, che a tratti mi sono sembrate delle forzature a livello di trama grosse come montagne:

-Lucas e il bambino morto stavano nella stessa scuola (e vabbè, fino a qui il discorso regge).

-La ex moglie di Ruffalo è l'insegnante di musica dell'altra figlia di Phoenix.

-Ad un certo punto Phoenix decide che ha bisogno di un legale e indovinate chi sceglie? Proprio lui, Ruffalo, che nel tempo libero, quando non ammazza bambini, fa l'avvocato. La sua reazione, ovviamente, non può che essere questa:

Ditemi voi se non ha scritto in faccia: "sì, sono io che ho ammazzato tuo figlio".
Qui ho veramente pensato "adesso se la fa addosso! Adesso se la fa addosso!!!"

-Il deus ex machina che permette a Phoenix di scoprire che è stato proprio il suo avvocato ad investire suo figlio è questo: la figlia di Phoenix e il figlio di Ruffalo partecipano entrambi ad una specie di saggio/recita della scuola e proprio quel giorno, Ruffalo ha deciso di mettersi lo stesso cappello da baseball che aveva il giorno in cui ha investito il figlio di Phoenix.

Ad un occhio disattento potrebbero apparire come piccole stronzate, ma in effetti non è così. Senza queste "coincidenze" la storia non andrebbe da nessuna parte, visto che sono il collante che la tiene in piedi.
A livello di trama, in fin dei conti, non è niente di speciale, ma dal punto di vista delle emozioni, il film fa il suo sporco lavoro.
L'intenzione di trovare il colpevole dell'uccisione del bambino diventa l'ossessione del padre, che in poco tempo viene risucchiato sempre più dal dramma di cui è vittima. Inizia a investigare piuttosto goffamente, riducendosi a fotografare con il cellulare tutti i SUV di colore scuro che incontra sulla strada. Fa cilecca a letto e litiga violentemente con la moglie, che lo accusa di trascurare l'altra loro figlia.
Arriva persino al punto di iscriversi ad una specie di community di genitori che hanno perso i figli sulla strada.

Della serie: "su Google si trova di tutto".

Ruffalo invece sfoga il senso di colpa correndo a qualsiasi ora del giorno. Ormai è quasi pronto per le olimpiadi, quando decide che deve vuotare il sacco alla polizia e incide un nastro con la videocamera, in cui spiega al figlio la situazione e gli chiede scusa. Si concede un'ultima settimana di tempo insieme al figlio, poi gli consegnerà il nastro e andrà dalla polizia . Ovviamente continua nella brillante interpretazione dell'uomo con la diarrea scorticante, soprattutto nei frangenti in cui Phoenix gli parla:

In questa discussione Phoenix gli rivela il suo intento di farsi giustizia da solo...ok, forse qui l'interpretazione di Ruffalo è abbastanza calzante!

Il finale è abbastanza coerente.
Phoenix compra una pistola e quando ormai non ha più dubbi sulla colpevolezza di Ruffalo, va a casa sua, lo prende e lo ficca nel portabagagli della macchina. Lo porta in riva al lago dove aveva giocato per l'ultima volta con suo figlio e lo fa inginocchiare accanto all'acqua. Ma lui non è "The Punisher" è solo un professore di circa quarant'anni con la panza e, prima, nel tentativo di far uscire Ruffalo dalla macchina, lo colpisce con la pistola e finisce per impallinare il portabagagli, poi si fa disarmare dallo stesso Ruffalo, che in uno slancio di spirito di autoconservazione cerca di salvare le penne.
Gli strappa la pistola dalle mani e se la punta alla tempia, supplicando Phoenix di chiedergli di premere il grilletto. Allora l'altro capisce che non ha di fronte un mostro, ma un uomo qualsiasi che ha fatto una cazzata e che il senso di colpa lo ha già punito. Quindi se ne va e Ruffalo rimane lì senza sapere bene cosa fare.
L'ultima scena è molto toccante e mostra Lucas che guarda il filmato in cui il padre gli confessa quello che ha fatto, svelandoci (o almeno così lascia intuire) che Ruffalo abbia deciso di andare alla polizia.

Fine della storia.



Quello che vale la pena ricordare:

Elle Fanning nel ruolo della bambina perfetta.


Suona il pianoforte così bene che i genitori dimenticano che solo dieci minuti prima erano sul punto di scannarsi. Riappacifica gli animi e nonostante un cedimento iniziale in cui piange la morte del fratello, appare l'unico personaggio nella storia che sembra mantenere il controllo, forse perché protetta dall'innocenza della gioventù.
La stessa innocenza che la spinge a chiedere alla madre se il fratello, dal Paradiso, riesca a sentire la musica che lei suona.


Secondo me, questa bambina è uno Skrull.

Quello che è necessario dimenticare:

L'occasione della recita scolastica è la summa di tutte le coincidenze e tutti gli interpreti si ritrovano nella stessa stanza unite dal volere del sommo sceneggiatore.
Tocca a Lucas ad esibirsi in un numero comico. Sale sul palco e chiede: "Qual'è il contrario di progresso?"


E tutti in coro rispondono: "Coooongreeessoooo!"


Applausi. Tutti ridono. L'uomo con la diarrea batte le mani.

Stupore.


Conclusione:
In buona sostanza (come direbbe l'avvocato di Benigni), il film non è niente male. La storia mi è sembrata un po' tirata via e infarcita di trucchetti per farla procedere, ma in fin dei conti si può liquidare il tutto con un sonoro STICAZZI DELLA STORIA.
Gli attori sono bravi, i personaggi fatti bene e la regia svolge il suo compito egregiamente, regalando sempre dei primi piani molto espressivi e un paio di scene degne di nota.
Un film in cui muore una persona sola, secondo i miei standard, non merita il prezzo del biglietto, ma a volte bisogna pur cambiare!
Il rischio di caduta dei testicoli è alto, ma se siete tipi che si fanno trascinare da quello che succede su schermo, lo apprezzerete.
Di sicuro ha il merito di non essere un film in cui si può fare della facile retorica. Non è facile schierarsi dalla parte del padre che ha perso il figlio a causa dell'incidente, né da quella di chi l'incidente l'ha provocato. Non esistono assassini e vittime, non esistono buoni e cattivi, esistono solo le infinite trame della SFIGA!
Se avesse una storia un po' più solida, sarebbe un ottimo film.

Ah, Reservation Road è il nome della strada in cui Ruffalo mette i 70 punti sul suo tabellone.

Voto: 6,5

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